Dante Alighieri e il Dolce stil novo

      Dante Alighieri, il poeta , il padre della lingua italiana, è nato a Firenze intorno, si presume, al 1265  ed è il noto autore della Commedia , a cui successivamente è stato aggiunto l'appellativo di  "divina" , e massimo esponente del movimento letterario del Dolce Stil Novo o anche stilnovismo.

      Questa corrente letteraria, risalente alla seconda metà del Duecento a Bologna e successivamente sviluppata a Firenze. Il nome proviene dal 24° canto del Purgatorio della Divina Commedia, in cui si fa esplicito riferimento al movimento letterario. E' caratterizzata dalla ricerca di un modo di esprimere  i propri pensieri in maniera elegante, rendendo più raffinato il dialetto, essendo stato privato di alcuni elementi non estetici che non lo rendevano nobile.
      Elemento importante di questa tradizione poetica è costituito dalle rime nuove. In queste rime, non viene esaltata solamente la sofferenza dell'amante, ma anche le virtù spirituali della donna amata, dipinta come una figura angelica. La donna amata viene così esaltata come angelo, che diventa la via che conduce l'uomo a Dio, alla salvezza.
      Un obiettivo di questo movimento letterario è quello di distinguersi sempre più dal "volgo", dalla popolazione (grezza ed ignorante), per diventare sempre più una stirpe, un'élite di poeti ed intellettuali.
      Quasi come fosse la corte che ruotava intorno al Re Federico II (la Scuola Siciliana), ma una corte aristocratica "ideale", formata da scrittori fiorentini.
      Essere nobili a livello intellettuale significa sapere esprimere l'amore verso la donna amata e la gentilezza (nobiltà d'animo) di lei.
     Oltre a Dante Alighieri, esponenti di spicco di tale corrente sono: Guido Guinizzelli, autore di "Al cor gentil rempaira sempre amore", Guido Cavalcanti, Guittone d'Arezzo, Iacopo da Lentini, Cino da Pistoia.


      Non si sa quali studi abbia frequentato il giovane Dante, ma si suppone che la sua formazione accademica sia originaria della stessa Firenze. Era uno studioso di teologia, di filosofia, di astronomia, di grammatica e retorica. Certamente la letteratura che veniva studiata nelle accademie di quel tempo, era esclusivamente quella latina. Ma nonostante ciò, il giovane Dante leggeva anche poesie e testi in lingua volgare, ovvero in dialetto.  Personaggi come Iacopo da Lentini, (esponente della Scuola Siciliana, che ritroviamo nella Divina Commedia sotto il nome del Notaro , notaio) allora conosciuto anche in Toscana, Guittone d'Arezzo e Guinizzelli  hanno una grande influenza nella sua formazione poetica. Come anche la tradizione cavalleresca provenzale (dalla Provenza, Francia) di cui Dante conosceva la lingua .

     All'età di nove anni conosce e s'innamora di Beatrice, figlia di Folco Portinari, un ricco banchiere e Priore di Firenze. Ma è un amore platonico, vissuto in segreto, senza che lei ne sia consapevole.
     Beatrice sarà la musa ispiratrice dei versi poetici di Dante, non solo nella Divina Commedia (nel Paradiso) , ma anche nella Vita Nova, un'altra sua opera.
      La figura di questa donna è divinizzata, resa angelica nei suoi versi. Il nome di Beatrice, già di per sé, vuol dire portatrice di beatitudine .
      E' l'amore nei confronti di lei a far sì che Dante comporrà delle rime che influenzeranno molto il movimento del Dolce stil novo. Mai come prima di Dante l'amore era così esaltato, reso sublime e con caratteri anche religiosi.

   


               
Le opere di Dante sono:
         le Rime , è una raccolta di poesie di Dante, a partire da quando, da giovane, inizia a scrivere le sue prime poesie dedicate all'amor cortese e con soggetto principale Beatrice, fino a quelle scritte in età matura. Parte di queste rime verranno inserite e commentate da Dante nell'opera Vita Nova, (1300) cioè vita giovanile, nel quale l'autore commenta in prosa alcuni versi poetici, scritti in diversi momenti della sua vita. Composta da 42 capitoli, l'opera spiega le ragioni che hanno ispirato alcune poesie, tra cui il canto "Donne ch'avete intelletto d'amore" e il famoso sonetto " Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quando altrui saluta". E' un libro in cui la figura di Beatrice viene risaltata come angelo .
     Il Convivio (1304 - 1307), dal latino "convivium", vuol dire "banchetto" . Ma nel caso di questo trattato, si tratta non di un banchetto in cui si servono cibi, ma la sapienza umana. Lo scopo che si prefigge Dante nel Convivio, è quello di presentare tale libro (in cui vengono trattate diverse scienze e saperi) scritto in lingua volgare come un'enciclopedia. E' rivolto a chi, per motivi di salute o familiari, non ha potuto accedere allo studio del latino e conseguentemente agli studi accademici, ma che vuole contribuire alla vita pubblica. Ma queste scienze e la sapienza non sono riservati a tutto il popolo, il quale non li comprenderebbe, ma a pochi eletti, che lui chiama beati.
    Proprio come se fosse un convivio, un banchetto, Dante riserva a queste persone delle vivande, dei cibi ideali, formati da diverse conoscenze, e li offre in versi poetici e in prosa.
     Il De vulgari eloquentia (1303 - 1304) è formato da un libro e da successive appendici. In questo trattato Dante scrive in latino, perché è rivolto a persone erudite del tempo, le quali ritenevano la lingua degli antichi romani come superiore a qualsiasi lingua volgare. Dante, senza nulla togliere alla nobiltà della lingua latina, difende la dignità delle varie lingue locali. Egli sostiene che anche la lingua volgare può arrivare alla stessa importanza del latino, purché abbia dei requisiti. Questi sono costituiti dal fatto che la lingua deve essere: illustre, capace cioè di dare lustro, celebrità alla persona che l'utilizza; cardinale, ovvero importante nei confronti degli altri volgari regionali; aulico, reso nobile nel suo uso, in modo da essere utilizzato nelle corti; curiale, utilizzato dal re e dalla corte per gli atti politici. Dante parla delle diverse lingue in uso dell'epoca, tra le quali il siciliano illustre, usato nella corte di Federico II, la prima lingua letteraria in Italia.
    Il De Monarchia (1303 - 1310)  scritto in coincidenza con la discesa nella penisola italiana dell'imperatore Enrico VII è formato da tre libri. Nel primo Dante sostiene che l'unica forma in grado di garantire la pace e l'unità è l'impero. Nel secondo garantisce la legittimità del diritto dell'antica Roma, quel diritto romano che ancora si studia nelle università. Nel terzo, che l'autorità del sovrano proviene da Dio e non dal papa.
   La Commedia, titolo originale la "Comedia", il suo inizio viene fatto risalire al 1300 ed è formato da tre libri detti anche cantiche, l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, ciascuno formato da 33 canti (tranne solo l'Inferno composto da 34) . E' una delle più grandi testimonianze letterarie che ci sono state tramandate dal medioevo e anche un patrimonio culturale universale. Furono scritti (e anche pubblicati man mano) durante tutto il resto della sua vita. In quest'opera, scritta in lingua volgare "comica", ovvero non aulica,  l'autore viene calato, da vivo come in un sogno, in una realtà ultraterrena. In questo suo viaggio nell'aldilà Dante avrà modo d'incontrare personaggi (politici e letterari) appartenenti alla sua epoca e anche dei tempi antichi. Queste persone rappresentano per Dante sia il bene che il male.. e a seconda di quello che hanno fatto o rappresentato nella vita terrena, le ritroviamo distribuite nelle diverse cantiche che compongono la Commedia. Dante sarà accompagnato durante il viaggio nell'inferno e nel purgatorio dal poeta e maestro Virgilio.. e nel paradiso da Beatrice e da san Bernardo.